La leggenda degli Albi by Markus Heitz

La leggenda degli Albi by Markus Heitz

autore:Markus Heitz [Heitz, Markus]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Editrice Nord
pubblicato: 2010-10-14T22:00:00+00:00


Caphalor rifletté per un istante, quindi prese il cannocchiale e osservò lo scontro. Distinse chiaramente l’emblema cui aveva accennato Raleeha. « I barbari dell’unità più piccola hanno la peggio », disse. « Non sarai contenta di sapere che, a mio parere, soccomberanno sicuramente. Gli altri sono in superiorità numerica di uno a tre, hanno cavalli più robusti e armi con una gittata più lunga. Una battaglia cruenta, ma breve. La tua gente non dovrà difendersi a lungo dall’inevitabile. »

« Padrone, giuro che, se interverrete in favore della mia gente, farò qualunque cosa mi chiederete voi e la vostra compagna! »

implorò la ragazza, con un tremito nella voce.

Caphalor proruppe in una risata sprezzante. « Dovresti farlo in ogni caso, schiava », le rammentò.

«Ma servirò la vostra famiglia anche dopo la vostra morte.

Svolgerò qualunque compito mi affiderete! » supplicò Raleeha.

«Accudirò i vostri figli o.. » Cercò disperatamente altri servigi da elencare.

L’albo le lesse sul viso la sofferenza e la preoccupazione per i guerrieri della sua tribù, e si commosse. Si meravigliò ancora una volta di se stesso, perché provava compassione per una schiava.

Non può essere, è una barbara. Tuttavia rispose: « Ti farò sapere cosa mi devi non appena arriveremo nello Dsòn Faïmon ». Lo faccio per legarla definitivamente a me, si giustificò con se stesso. Per nessun altro motivo.

Estrasse dalla faretra una freccia da guerra a lunga gittata e guidò il destriero della notte con la pressione delle cosce, per poter usare liberamente l’arco.

Il proiettile con le piume nere centrò il bersaglio, e il primo barbaro cadde morto. L’albo scoccò a enorme velocità altre frecce, che sibilarono nell’aria come corti fulmini scuri e seminarono la morte. Prima che si placasse la confusione causata da quell’improvvisa pioggia di dardi, uccise altri sette soldati. Ne restavano ancora ventidue, contro i cinque guerrieri della famiglia Lotor. Devo risparmiare le saette, nel caso li debba ammazzare tutti.

Gli altri uomini si lanciarono nella sua direzione. Dieci coraggiosi corsero verso di lui, prendendo gli archi e scivolando sul fianco degli animali per usarne il corpo come scudo.

Un trucco niente male. Peccato che non vi servirà a granché.

Caphalor sapeva perché si avvicinavano: dovevano compensare la corta gittata delle loro armi. « Smonta e allontanati alla destra del cavallo », ordinò a Raleeha. « Poi buttati per terra. » Incoccò un dardo.

A quanto pareva, quegli umani non avevano mai affrontato gli albi, altrimenti, anziché prendere una simile iniziativa, se la sarebbero svignata.

Tremate, barbari. L’albo prese la mira, e la prima freccia partì con un sibilo. Trapassò obliquamente il collo del cavallo e quello del cavaliere, che precipitò con un urlo e fu calpestato dagli zoccoli degli animali successivi. Le frecce da guerra albiche avevano troppa forza per farsi fermare dalla carne.

Caphalor uccise altri soldati. Volavano giù sfrecciando a rotta di collo e ostacolavano i loro compagni mentre i dardi letali colpivano un guerriero dopo l’altro. L’albo ne aveva uccisi otto senza mostrare la minima incertezza prima che gli ultimi due si girassero e provassero a fuggire.

Caphalor sorrise con freddezza. Miserabili.



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